Il Signor Fremond mi ha addimandato a vostro nome, se io avea il Tentamen di Epino. Io ho primamente ricevuto tale Libro dal Sig. Sausseure Filosofo genevrino nel 1772, quando stava stampando L’ultimo Libro; nè allora Lo lessi, perchè io era occupatissimo, e mi fidava dell’istoria del Sig. Priestley; solamente giunto a stampare il num. 453 del libro, ovè tratto del esperienza di Richman intorno a’fili annessi ad una Lastra, La cercai in Epino; e fui sorpresso di trovarla in Epino più complicata, che non è in Priestley, per quanto mi parve allora; che fra le altre cose non intesi, che Epino per la parola catena intendea la communicazione di una faccia della Lastra col suolo.
Ora solo La dimanda del Sig. Fremond mi ha eccitata curiosità sicchè ho disgiunto le carte del libro di Epino, e lo ho scorso; e universalmente vi ho trovato molto ingegno, e la sorgente vi ho divisata dell’ Ipotesi Geometrica coltivata poi, e migliorata di molto dal Sig. Cavendisch. La chiamo Ipotesi geometrica, perchè a me pare, che non adegui i fenomeni fisici, e che da essi prescinda almanco in parte sollecita unicamente di misurare.
Considerata poi più attentamente la esperienza del Richman, trovo che essa non differisce dalla mia, sè non perchè in quella l’atmosfera della faccia caricata non si dovea estendere alla faccia opposta della Lastra. Epperò io stimerei bene di aggiungere La seguente nota alla parola imperfettissima del sopradetto num: 453.
“Considerata meglio questa sperienza, vedo, che a me riesce più complicata, perchè l’atmosfera della faccia caricata si estende alla faccia opposta della lastra; che la mia posta talle circostanza è vera; e che tolta tale circostanza, è anche vera quella del Richman.
“Annetto alla stremità del conduttore l’uncino A d’una boccia abcde di lunghissimo collo (Tav. vi; fig. 5); che cosi niuna estrania atmosfera si estende alla pancia della boccia. Poi annetto un elettroscopio al conduttore, che vale il filo annesso da Richman alla faccia caricata della Lamina, e ne annetto un altro all’ armatura esteriore della boccia, che vale il filo annesso da richman alla faccia opposta.
“Allora impugnando io La pancia della boccia, e caricandola vedo, che insorge e cresce la divergenza per eccesso dell’elettroscopio annesso al conduttore per l’eccesso, che ringorga dalla faccia interna della boccia. Nè in tanto si move punto l’elettroscopio annesso alla pancia della boccia, perchè e comunica col suolo, e ad esso non si estende niuna estrania atmosfera.
“Compita la carica, e intralasciato lo stropicciamento del vetro, assai rapidamente insorge la divergenza dell’ elettroscopio annesso alla boccia e scema la divergenza dell’ elettroscopio annesso al conduttore; e sì le due divergenze mirano all’egualità. Perchè tolta la forza attuante La carica, le elettricità contrarie scemano, e mirano all’egualità con forza proporzionata alla carica indotta; epperò scagliando del fuoco suo l’interna faccia della boccia, e sì spingendone via il fuoco del conduttore scema la divergenza dell’ elettroscopio di questo; E traendo del fuoco da ogni parte la faccia esterna, epperò anche dall’elettroscopio annesso, insorge in questo la divergenza.
“Che poi abbandonando a se la boccia le due divergenze scemando restino equali, ciò avviene conformemente alla equalità, a cui mirano le due contrarie elettricità.
“Che toccando alternativamente le pancia della boccia, e il conduttore, alternativamente si abbatta, e insorga (o anche cresca) la divergenza degli elettroscopii, ciò si è spiegato trattando della scarica per alternazione.”
Questa nota, io dicea, mi pare conveniente; ma poi mi pare affatto necessario il cambiamento del penultimo num: 992 del libro, il quale principia: del che la ragione elle è. Bisogna che io vaneggiassi quando lo ho scritto; tanto lo trovo scipito. Ecco come mi pare, che debba essere.
992. [In the margin: numeri da sostituirsi] Ed io opino, che questa particolarità della elettricità vindice negativa della Lastra sola si dicchiari con la seguente considerazione: Che la superiorità, cui abbia la elettricità in una faccia del corpo isolante sopra la elettricità della faccia opposta, ha efficacia a far comparire la omologa in essa faccia opposta (quella superiorità dico ha questa efficacia) proporzionata alla grandezza sua direttamente, e alla carica attuale del corpo inversamente.
Appicco un elettroscopio al conduttore, e uno all’armatura esteriore d’una boccia di lunghissimo collo (Tav: vi, fig. 5.) sicchè l’atmosfera del conduttore non giunga a disturbare l’elettroscopio della boccia; e trovo, che, se stropiccio per pochi momenti il vetro lasciando isolata la boccia, ciò basta perchè l’elettroscopio della boccia acquisti una grande divergenza per eccesso, e la ritenga lungamente. Perchè la carica è nulla, e la superiorita dell’eccesso interiore è grande.
Ma se seguo a stropicciare il vetro, e vo eccitando delle scintille dall’ armatura esteriore della boccia, in verità l’elettroscopio segue a ripigliare alcuna divergenza per eccesso, ma la ripiglia ognora minore, e ognora meno rapidamente. Perchè la carica diviene ognora maggiore, e la superiorità, cui ha il totale eccesso interno sopra il totale difetto esterno è ognora minore.
Se repplico la sperienza; ma dopo l’eccitamento di ogni scintilla intralascio di stropicciare, la divergenza per eccesso si volge, in tale intervallo, in divergenza per diffetto tanto maggiore, e tanto più presto, quanto è maggiore il numero delle scintille già estratte; vale a dire quanto è maggiore la carica già indotta, e quanto resta minore la superiorità dell’eccesso interiore sopra il totale esteriore difetto.
Le cose consentanee accadono nella elettricità vindice universalmente. Quando disgiungo le due lastre abab, mnmn (tav: xi, fig. 4) di fresco scaricate, allora nella faccia esteriore di ciascuna appare molto vivace e molto durevole la elettricità omologa a quella, cui per la elettricità vindice positiva ripiglia la faccia interiore. I Perchè le due lastre appunto sono scaricate; II E perchè le facce interiori ripigliano elettricità molto vivaci, cospirando l’eccesso insorgente in MN ad avvalorare il difetto insorgente in ab; e reciprocamente.
Quando ignudo una faccia della lastra sola abab (Tav: xi, fig, 1.) similmente scaricata di fresco,